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Parmigianino, Il.

Pseudonimo di Francesco Mazzola. Pittore italiano. Figlio del pittore Filippo, cui non era rimasta ignota la pittura veneta e toscana, alla morte del padre fu allevato dagli zii paterni, pittori di modesta levatura, dai quali apprese i rudimenti dell'arte: le prime opere infatti non si discostano dall'esempio della pittura locale, in particolare emiliana, come il Battesimo di Cristo (1519, Berlino, Staatliche Museen). Forte influenza esercitò su di lui l'opera di Correggio, evidente nello Sposalizio di S. Caterina (1521, Canonica di Bardi) e negli affreschi a lui attribuiti (Le Sante Lucia e Apollonia, il Martirio di Sant'Agata, i Due Santi diaconi, S. Secondo, i putti e le decorazioni dei sottarchi) nelle cappelle di San Giovanni Evangelista in Parma (1522), alle quali lavorò anche lo stesso Correggio. La ricerca di uno stile del tutto personale iniziò negli stessi anni, durante la realizzazione della Sala di Diana e Atteone, nella rocca di Fontanellato: pur rivelando ancora riferimenti al Correggio il P. arricchì la sua opera di elementi che appartengono al Manierismo e lo allontanano dalla fluidità narrativa del maestro. Contemporaneamente dipinse le portelle d'organo nella chiesa di Santa Maria della Steccata, la Sacra Famiglia (1524, Madrid, Prado), L'Autoritratto (Vienna, Kunsthistorisches Museum), il Ritratto di Galeazzo Sanvitale (Napoli, Museo Nazionale). Nel 1523 si trasferì a Roma, con la speranza di affrescare la sala dei pontefici in Vaticano, ma non riuscì a ottenere l'incarico. Qui approfondì la propria formazione fino al 1527, a contatto diretto con le opere di Michelangelo e di Raffaello. Realizzò l'Adorazione dei pastori, la Madonna col bambino, La Sacra Famiglia (Napoli, Museo Nazionale), la Visione di S. Gerolamo (1526-27, Londra, National Gallery). Dopo il sacco di Roma del 1527, in cui fu fatto prigioniero, fuggì a Bologna, dove lavorò su opere in cui è palese l'influenza dei manieristi operanti a Roma: il San Rocco (Bologna, San Petronio), la Madonna di Santa Margherita (Bologna, Pinacoteca Nazionale), la Madonna con S. Zaccaria (1530, Firenze, Uffizi), l'incompiuto Ritratto di Carlo V e la Madonna della rosa (Dresda, Gemäldegalerie). Nel 1531 il pittore ricevette l'incarico di decorare la chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma, ma non riuscì a completare gli affreschi. Durante questo lungo periodo, durato dieci anni, dipinse numerose tele, tra le quali la Madonna dal collo lungo (Firenze, Uffizi), L'amore, la Madonna del Santo Stefano (Dresda, Pinacoteca) e una serie di ritratti: la Contessa Gozzadini, la Schiava Turca, l'Antea (Napoli, Gallerie nazionali di Capodimonte), la Lucrezia, la Contessa di San Vitale (Madrid, Prado), opere che riflettono la ricerca di un ideale di splendore, di rarefatta eleganza. Dell'opera, mai portata a termine, realizzò di sua mano, ispirandosi a Michelangelo, soltanto i due gruppi delle Tre Vergini, Mosè, Aronne, Adamo, Eva, e progettò, senza realizzarla, l'Incoronazione della Vergine. Incarcerato per non avere esaurito l'incarico, fuggì a Casalmaggiore, dove morì. Abile grafico, come testimoniano i numerosi disegni, P. ha importanza anche nella storia dell'incisione, perché sembra sia stato il primo in Italia a usare la tecnica dell'acquaforte (Parma 1503 - Casalmaggiore, Cremona 1540).
Monumento al Parmigianino